Terremoto: le proposte di Federproprietà per prevenire lutti e disastri

Da anni FEDERPROPRIETA’ chiede di rendere obbligatoria “La Certificazione sullo stato di salute dei fabbricati”, che rappresenti l’analisi e la fotografia dello “stato di salute” delle abitazioni, l’assicurazione ed il fondo per la sicurezza per prevenire le conseguenze di eventi calamitosi. Lo riproponiamo cercando di  far comprendere come sarebbe naturale e tutto sommato semplice evitare lutti e disastri, temi già numerose volte approfonditi sulle pagine della nostra rivista “La Proprietà edilizia”.

Ecco le proposte sviluppate da ENEA e FEDERPROPRIETA’ con  la piena approvazione degli Ordini professionali. Il patrimonio immobiliare nazionale è costituito da circa 14 milioni di edifici, di cui 12,2 milioni a destinazione residenziale per 28,8 milioni unità abitative, e 1,8 milioni ad uso non residenziale per circa complessive 32 milioni unità immobiliari (censimento 2011). Il primo rapporto Ance/Cresme, “Lo stato del territorio italiano 2012 – Insediamento e rischio sismico e idrogeologico”, i cui contenuti sono stati ribaditi anche nei successivi rapporti estesi sino al 2015, ha esposto in modo eloquente una criticità della situazione nazionale. Da esso si evince che sul territorio italiano circa 5,4 milioni di edifici sono esposti a rischio sismico elevato; di questi circa l’86% è a destinazione residenziale (10,7 milioni abitazioni), mentre il restante patrimonio (14%) include scuole, ospedali, alberghi, chiese, centri commerciali, ecc.. Non solo, ma è stato rilevato che oltre il 60% degli edifici risulta costruito prima del 1971, senza adeguati accorgimenti antisismici, sia perché in zone all’epoca non classificate sismiche sia per l’assenza di adeguate norme tecniche per le costruzioni. Infatti, la classificazione sismica nel nostro Paese nel 1980, anno del terremoto dell’Irpinia, includeva appena il 25% del territorio nazionale e le prime moderne norme antisismiche per le nuove costruzioni sono entrate in vigore solo nel 1975 per effetto seguito della legge n. 64/1974. La vulnerabilità della situazione emerge con evidenza anche dalla comparazione dei danni registrati in Italia nelle zone interessate dagli eventi sismici, rispetto a quelli dei Paesi più evoluti del panorama internazionale, con un rapporto tra danni ed energia rilasciata nel corso dei terremoti, spesso sensibilmente più sfavorevole nel nostro Paese. Basti osservare il caso del terremoto del 1997 in Umbria e nelle Marche, con danni per circa 10 miliardi di Euro, praticamente pari a quelli provocati in California nel 1989 (14,5 miliardi di US$) da un sisma di energia oltre 30 volte superiore; fenomeno questo imputabile soprattutto all’elevata densità abitativa e alla notevole fragilità del patrimonio edilizio italiano. Non va trascurato che i periodi di maggiore attività in campo edilizio hanno seguito eventi eccezionali (le ricostruzioni dopo le guerre mondiali e a seguito di eventi sismici, …) e, quindi, molte costruzioni sono state edificate in fretta e senza adeguati controlli, facilitando l’uso di sistemi e materiali scadenti.

(segue/1)

 

 

Articoli Correlati